venerdì 27 gennaio 2012

lunedì, 22 febbraio 2010
Le chiavi dell'universo 

Ieri sera sul tg hanno proposto uno di quei servizi rilevanti più o meno quanto quelli sulle passerelle canine in cui vince sempre l’animale con il padrone più ciccione, il servizio sui “numeri da ricordare”. Il servizio non parlava dei numeri di ambulanza, vigili del fuoco e polizia, ma dei pin dei cellulari, dei bancomat, delle carte di credito e così via e terminava con un tipo, uno studioso di non so cosa, che diceva come uno può uscire di casa, sbattere la testa contro un muro (certo, un’eventualità dalle probabilità elevate) e d’un tratto, pur avendo milioni di euro in banca, ma non potendovi accedere, diventare niente e nessuno. A parte che se un miliardario sbatte la testa e non ricorda più il pin della sua carta di credito non mi pare un problema che possa minimamente toccare l’italiano medio, se non rappresentare una bella notizia, è evidente che basta metter mano al portafoglio, trovare la propria carta d’identità e recarsi in banca per richiedere il codice. Ma il punto interessante non è questo. Il punto che mi interessa è l’immensa mole di numeri e di codici e di password che si moltiplicano a ogni servizio cui si intende accedere, tant’è che anche senza sbattere la testa contro il muretto io non mi ricordo nemmeno una delle mie mille password assegnate ai vari siti che offrono servizi utili ed essenziali come quello di poter lasciare il mio commento sotto un esilarante video caricato da un tizio di Ascoli Piceno su YouTube. Tanti anni fa creai il mio primo indirizzo email su Yahoo, con la mia prima password. Dopo qualche tempo mi resi conto che un indirizzo come mia.yoohoo@yahoo.com o qualcosa del genere non era così divertente come credevo e ne creai un altro su Hotmail, con nuova password. Dopodiché, per poter accedere a determinati servizi che offriva solo Gmail, dovetti aprire un account su Gmail, con un’altra password. Poi dovetti crearmi la mail di lavoro, su Libero. Da allora in poi, la mia vita fu tutto un inventar nomi utente e password sempre più complesse. Entri in Vodafone, password. Vai in banca on line, password. Vai in posta on line, password. All’università, password. Almalaurea, password. Infojobs, password. Splinder, password. E così via. Uno dice: testa di cazzo, metti un unico nome utente e la stessa password per tutti. Già! Perché non ci ho pensato prima? Perché su ogni nuovo sito in cui cerco di creare un account il mio nome utente “è già esistente, prova con MXCRIWB79988363” che è ancora disponibile. Perciò sei costretto a modificare il nome utente. Perché a ogni nuovo accesso ti dicono di scegliere una password, e tu provi a mettere la solita (es. “culo”) e loro ti dicono che deve avere più di 6 caratteri, allora tu provi con “culone” e dici ecco la mia nuova password per tutti gli accessi. Poi cerchi di farti un nuovo account e ti chiedono la password e tu scrivi “culone” e ti dicono che deve avere più di 8 caratteri e allora tu metti “culattone” e loro ti danno l’ok. Poi ne devi fare un altro, di account. Provi con “culattone” come password ma ti dicono che la tua password deve contenere dei numeri e allora metti “culattone100” e loro sono contenti. Poi ne apri un altro e ti dicono che devi avere più di 8 caratteri e qualche numero, allora tu sei tutto contento e metti “culattone100” che ormai è quella definitiva ma loro ti avvertono: “modificare la password perché il sistema la ritiene troppo facile”. E chi se ne frega!!!!! Non tutti sono maniaci della privacy come me! Non tutti abitano in un villaggio di missionari con 100 cristiani che ti si buttano addosso come accendi un computer, eh! E poi non tutti hanno cose da nascondere! E’ un mondo di merda. Gli hacker si fanno sempre più agguerriti, gli amici sempre più invidiosi e desiderosi di scoprire la tua password, i sistemi sempre più si trasformano in paladini della privacy degli utilizzatori finali. Finché ci costringeranno a usare una password fatta di una melodia canticchiata e che, per conferma, abbia la lettura ottica tramite webcam. E tutto perché nessun altro possa vedere quanto credito hai sul cellulare dal sito della Vodafone! Sono veramente stufa e purtroppo godo anche di una pessima memoria il che mi rende le cose ancora più complicate. Per esempio, non mi ricordo mai le password, ovvio, ma il più delle volte non ricordo nemmeno il nome utente. E tra le opzioni “hai dimenticato il nome utente?” e “hai dimenticato la password?” non c’è quella “avrai mica dimenticato tutti e due?”. E perché no??? Alla fine c’è quella domandina di riserva che uno mette in modo da essere sicuro che se dimentica i dati di accesso li può richiedere! Quella domandina che decide l’utente e poi dà la risposta (sì alla Marzullo) così vuol dire che se sai la risposta sei proprio tu! Perciò uno deve mettere una domanda personale. Ecco, vi dirò soltanto, e non sto inventando, che da qualche parte ho messo la seguente come domanda: “Qual è il mio film preferito?” …e secondo voi io mi ricordo qual era il mio film preferito di 10 anni fa?! E poi non avevo ancora visto il Padrino! E’ un inferno kafkiano, questa roba delle password e delle domandine. Tanto che, esausta, ho aperto un file Word denominato “password” in cui c’è l’elenco di tutti i nomi utente e password…cosicché quando morirò i miei familiari potranno farsi i cazzi miei leggendo le mail inviate e ricevute in tutto l’arco della mia vita e potranno farsi una nuova opinione della defunta. “Però…chi l’avrebbe mai detto che la nonna….”, sì sì faranno proprio così e io dall’alto riderò a crepapelle, mi sbellicherò con conati allo stomaco e paralisi alle guance, ghignerò di questa nostra esistenza codificata che, come in Gattaca, ti permette di avere le chiavi di accesso a un mondo nuovo. Ogni cellulare, il suo pin. E’ questa la risposta. Perché io non sono né la password a 6 caratteri né quella alfanumerica a 8. Sono tutte queste e sono tutto questo. E non c’è divertimento nel portare con sé nella tomba le proprie password. Che se ne parli, perché saranno la testimonianza che io ho vissuto. Perciò consiglio a tutti di aprirsi un file con tutte le password, dopotutto sarebbe un peccato che buona parte della vostra vita rimanesse per sempre chiusa a chiave nell’etere. Fatele uscire fuori le cose, ma ricordate: solo a morte avvenuta. Cosicché, se avranno qualcosa da ribattervi, non potranno che alzare le mani al cielo e cristonare, chiedendovi “Perché? Perché?” e voi, da lassù, asciugandovi le lacrime destate dalle risa, risponderete “Perché così era più divertente”, e appoggerete l’indice destro nell’apposito dispositivo di riconoscimento per rientrare dalla sala fumatori nella sala da pranzo del Purgatorio.

Scritto e diretto da: miazalica a 13:16 | link | commenti (1) |


#1   02 Marzo 2010 - 17:50

 
 Ciao patata! Come stai? Qui si lavora e si fatica, per il pane e per la...gloria!
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