Onora il padre e la madre
A parte che quando esci dal cinema vuoi tagliarti un orecchio e metterlo dentro alla busta delle bollette da pagare, e a parte che quando entri al cinema tieni a mente il tuo ultimo sorriso perchè-ti assicuro-non sorriderai più per molto, molto tempo, il film di cui sopra presenta alcune sottili ma gravi incongruenze e fastidi nell'impostazione della storia.
Ci sono 2 fratelli (uno ha 30'anni, l'altro ne ha 50 ma nessuno pare farci caso), che decidono di rapinare la gioielleria dei genitori: un modo facile e sicuro per uscire fuori da una situazione economica difficile per entrambi.
Ovviamente, almeno uno dei protagonisti deve piacere al pubblico (il quale deve potevrisi immedesimare), perciò seppure il piano progettato sia un piano da stronzi, il regista ci fa intendere che è il più grande dei due fratelli ad aver architettato il piano diabolico, di cui il piccolo è semplicemente succube.
Infatti, il fratello più piccolo è caratterizzato in questo modo: giovane, bello, onesto, pulito, timido, sfigato, imbranato, buono. E' divorziato da una moglie stronza, deve perciò passare gli alimenti alla figlia (e voilà un banalissimo escamotage per renderlo bisognoso di denaro-ma per scopi altruisti) alla quale, è palese, regalerebbe un rene e una Ferrari, se solo li avesse. Ha una relazione con la moglie del fratello maggiore. Ma, per dirla come è presentata nel fim: è perdutamente innamorato della moglie del fratello (che quest'ultimo non valorizza quanto dovrebbe), la quale però preferisce continuare il giochino degli amanti che uscire allo scoperto.
Il più grande, un ciccione paonazzo dai capelli arancioni, che solo a vederne un primo piano sullo schermo gigante vuoi il rimborso del biglietto, è un poco più complesso come personaggio. E' un uomo (apparentemente) di successo, sposato ma tromba con la moglie solo quando è in vacanza, e soprattutto attinge dalle casse della società per cui lavora per soddisfare qualche vizio, tipo la droga, iniettata in vena ma non da tossico, bensì da uno che, senza sporcarsi le mani, se la fa iniettare da terzi, da figo. Questo personaggio perciò risulta essere anch'esso bisognoso di denaro facile, ma -a differenza del fratello- per tirarsi fuori dai debiti in cui si è infilato da solo. E' più complesso, dicevo, perchè a tratti il ciccione fa anche pena. Infatti è evidente che vive di complessi di inferiorità/bruttezza/sovrappeso nei confronti del fratellino, tanto che quando lo vediamo con l'ago infilato e il liquido che scorre è un po' come vedere i ciclisti al Giro d'Italia che al 42esimo chilometro in salita si rovesciano una bottiglia d'acqua in testa bevendone in quantità copiose. Infine, piccola incongruenza da segnalare: l'eroinomane di cui si parla è, come detto, grasso. Un ossimoro, dunque. Altrimenti non si spiega il fenomeno Amy Whinehouse. (O forse è vero quello che ha dichiarato alle TV britanniche: sta solo seguendo una rigida dieta low-carb).
Ma ora arriviamo al dialogo più ridicolo dell'intero film:
Fratello Grande: Allora, ho in mente un piano. Ma prima di dirti di cosa si tratta, devi dirmi che ci stai.
Fratello Piccolo (e stupido): Ma di che si tratta?
FG: Non posso dirtelo, dimmi prima se ci stai o no.
FP: (rotea gli occhi a destra e sinistra, pensieroso)
FG: E va bene. Allora ti darò un acconto di 2000 dollari. Vediamo se il profumo di tutti questi soldoni non ti farà sbiellare...
FP: (non rendendosi conto sul momento che con 2000 dollari ci paghi una rata del mutuo, fai una spesa all'Ipercoop e se va bene ti esce anche un pacchetto di sigarette): Va bene, mi hai convinto.
Ora viene il bello: il fratello grande gli dice che si tratta di derubare la gioielleria dei genitori. Il fratello piccolo rimane sbigottito, ma attenzione: non cambia idea.
FP: Ma come fa a venirti in mente una cosa del genere?!
FG: Ormai hai detto di sì, NON PUOI cambiare idea! (una minaccia da farsela sotto).
FP: Ah già, cazzo! Mi hai fregato!!
FG: Buahahah, la prossima volta pensaci bene, fratellino...
ça va sans dire, la rapina non riesce, anzi le cose si complicano ulteriormente, fino a giungere al finale struggente, con un agghiacciante figlicidio, che ti fa dubitare di alcune certezze ormai archiviate: la convenienza di fare figli, la convenienza di avere dei genitori, non da ultimo, la convenienza di andare al cinema senza aver prima mandato in avanscoperta un amico di fiducia.
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